Abbiamo incontrato Manfredi Padovani che con la moglie Emilia Renata Zamuner gestisce da 30 anni una classica gelateria italiana ad Hanau in Germania.
MANFREDI PADOVANI
Classe: 1957
Segno zodiacale: cancro
Gelato preferito: mango
Hobby: bicicletta
Com’è partita l’avventura in Germania?
«Sono originario di Jesolo (VE), nella mia città avevo un negozio di frutta e verdura; l’attività era stagionale durante il periodo estivo e combaciava con l’arrivo dei vacanzieri. Mentre in inverno facevo il muratore con mio padre per racimolare un po’ di soldi in attesa della nuova stagione.
Mio fratello Fabrizio, più giovane di sei anni, lavorava in una gelateria in Germania e di tanto in tanto andavo a fargli visita.
Il paese mi piaceva e visto che ero alla ricerca di un’occupazione fissa decisi di lasciare l’Italia e raggiungerlo. Nel 1983, alla bella età di 26 anni, partii per andare a lavorare al MilchBar Garbellotto di Marburg, così iniziò la mia prima esperienza nel mondo del gelato.
In seguito, mi raggiunse Emilia Renata, che in seguito sarebbe diventata mia moglie.
Nel 1986 mio fratello lasciò il posto da direttore a me e a mia moglie. La nostra coppia era affiatata e continuammo a lavorare fino al 1990.»
Quando aprì la sua gelateria?
«Dopo 7 anni da dipendente avevo voglia insieme a mia moglie, di gestire un mio locale e quindi incominciai a ricercare delle gelaterie in vendita. Venni a sapere che nella città di Hanau, vicino a Francoforte, i proprietari volevano cedere una gelateria; nel 1991 rilevai il locale e pieno di buoni propositi detti inizio all’Eiscafe Manfredi.»
Quale ruolo riveste sua moglie all’interno dell’azienda di famiglia?
«Insostituibile, senza di lei non sarei riuscito a realizzare il mio sogno, cioè possedere una gelateria. Abbiamo ruoli diversi: lei è impegnata nella preparazione delle coppe di gelato, la gestione del personale e a mantenere i rapporti con la clientela, mentre io mi occupo del laboratorio di produzione e dei fornitori.»
Un lavoro che presenta molti sacrifici dove una coppia può andare in crisi?
«Questo può accadere quando non si hanno obiettivi comuni; è questa la forza che ci tiene uniti. Siamo riusciti a superare assieme anche i momenti di difficoltà. Essere forti e coraggiosi significa saper dare priorità a certe cose a rinunciare ad altre. Siamo riusciti a costruire una famiglia felice con tre fantastiche figlie.»
Quanti posti conta la sua gelateria?
«Con 12 tavoli all’interno più 12 all’esterno adiacenti a una piazza chiusa al traffico, abbiamo la capienza per 96 posti a sedere.»
Quanti gusti esposti in vetrina e quali sono i più apprezzati?
«In alta stagione circa 40 gusti tra creme e frutta. Abbiamo una notevole mole di lavoro d’asporto, grazie all’ottima posizione centrale della gelateria, situata in una zona pedonale e a pochi metri dalla stazione degli autobus. Questo fa si che la nostra clientela sia eterogenea; si va dal bambino allo studente, dal lavoratore al pensionato, e tutti con preferenze diverse. Stilare una classifica è difficile, comunque i gusti classici come vaniglia, stracciatella e nocciola sono ai primi posti nella hit-parade.
Poi ci sono i gusti per i più piccoli che si ispirano ai personaggi dei cartoons. Contro la calura i sorbetti sono i preferiti, come ananas e mango. Poi abbiamo una serie di gusti speciali per far fronte alle esigenze, sempre maggiori, delle persone che soffrono di intolleranze alimentari, di diabete o seguono il veganismo.»
Le piace la professione di gelatiere?
«Sì, tantissimo. Sono un artigiano e la mia passione è l’attività in laboratorio, preparare il gelato sempre fresco di giornata, inventare nuovi gusti, cercare ingredienti e provare ricette diverse. Parte della giornata la trascorro a servire il gelato da passeggio, e questo mi consente di verificare in prima persona la risposta del consumatore ai nuovi gusti che propongo.»
Il lavoro è cambiato negli anni?
«Anni fa bastava un espresso, un cappuccino e pochi gusti di gelato per soddisfare il consumatore. Oggi la clientela viaggia molto per turismo, è influenzata dalle tendenze, dalle tante proposte dell’industria alimentare e con una App nel cellulare si fa portare qualsiasi tipo di cibo a casa.
Trent’anni fa la gelateria era l’unico luogo di incontro tra le persone; ora con l’avvento dei social le cose sono completamente diverse.
Inoltre la concorrenza è aumentata: locali sempre più grandi e alla moda, propongono caffè all’italiana e gelato, poco importa che non sia fatto artigianalmente.»
Il prodotto gelato è cambiato?
«A mio avviso il gelato artigianale è quello fresco fatto tutti i giorni, prodotto in laboratorio trasformando le materie prime nobili di qualità, non quello fatto aprendo delle buste e aggiungendo dell’acqua.
Il mio gelato è il risultato della creatività che ogni giorno metto come artigiano.
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