Gianni De Biasi ex giocatore di calcio Serie A,
è stato allenatore di parecchie squadre in Italia e Spagna.
Oggi da commissario tecnico della Nazionale Albanese
affronterà la sfida Europea.
Il 7 marzo è stato premiato dalla FIGC con la “Panchina d’oro premio speciale” per “essersi distinto in campo internazionale valorizzando il nome della scuola italiana”

Classe: 1958
Segno zodiacale: gemelli
Gusti di gelato preferiti: cioccolato e pistacchio
Hobby: golf e tennis

Mister, guiderà la Nazionale Albanese agli Europei, un grande risultato…
«Un successo storico e innaspettato, nessuno si aspettava che la squadra delle “Aquile Rosse” potesse qualificarsi ai gironi finali degli Europei.
Per una Nazione di tre milioni di abitanti, credo che sia una cosa che va al di là di ogni più rosea aspettativa.
Dietro alla qualificazione non c’è solo la vittoria di una squadra ma la rinascita di un’intera Nazione.»

Il suo obiettivo agli Europei?
«È dal 2011 che alleno la Nazionale  Albanese, ricordo due vittorie di prestigio, una nel 2014, contro il Portogallo (1-0) e l’altra contro la Francia (1-0) agli Europei il nostro obiettivo è di fare bella figura.
Sarebbe un ottimo risultato passare il primo turno e andare ai sedicesimi; speriamo di riuscirci perchè siamo in un girone molto difficile composto da squadre molto forti.»

Chi vede tra le favorite?
«La Germania e il Belgio: tra queste due squadre potrebbe uscire la vincitrice.
Mi auguro che l’Italia riesca a conquistare un buon piazzamento.»

Come ci si sente ad essere C.T. dell’Albania?
«Appagato, è una forma di rivincita verso il calcio italiano e  chi pensava che certi traguardi fossero impossibili da raggiungere.
Io ci sono riuscito, perchè ci metto cuore, passione e un po’ di dimestichezza in materia…»

C’è differenza tra allenare una squadra di un club e una Nazionale?
«Grandissima differenza. La cosa che emerge, è la grande partecipazione e la voglia di far parte di questa squadra, c’è una totale dedizione da parte dei ragazzi di seguire le direttive del loro allenatore.»

Qual è il criterio di selezione dei giocatori?
«È stata la cosa più difficile, perchè a differenza di altre Nazionali, i giocatori sono sparsi in tutta Europa.
Riunire giocatori provenienti dalla Svezia, dalla Germania, dalla Svizzera, dall’Italia non è stato semplice. Capire le loro intenzioni: tra tante individualità riuscire a far squadra, creare coesione e sintonia.»

La definiscono sergente di ferro, ma è proprio così?
«No, non è così, all’inizio della mia carriera ero molto direttivo; poi con il tempo si cambia e si limano alcuni aspetti caratteriali che creano più problemi che altro…»

Tornerebbe ad allenare una squadra di club?
«Sì, ma all’estero, in Italia non c’è una grande considerazione per l’allenatore. Penso che questa figura debba avere un ruolo   centrale assieme al presidente per il progetto della squadra.»

Che squadre ricorda da allenatore?
«Ho fatto un ottimo risultato a Modena, dove ho preso una squadra che da trentasei anni non andava in Serie B e in due anni l’ho portata in Serie A.
Dopo il fallimento del Torino, in una situazione difficilissima, nel giro di un anno abbiamo riportato la squadra in Serie A.»

Un grande giocatore che ricorda per il suo talento?
«Roberto Baggio, uno dei più grandi giocatori al mondo, che ho avuto la fortuna di allenare a Brescia nel suo ultimo anno di carriera. E’ stata una bellissima esperienza.»

Il rapporto che la lega al gelato?
«I ricordi mi portano alla mia infanzia, quando mia nonna aveva un piccolo negozio alimentari a Sarmede con vendita di gelato con banco a pozzetto.
Alla tenera età di sette anni, più di una volta, ho fatto da commesso alla finestra raschiando il gelato dalle carapine. La pallina si vendeva a 20 a 30 e a 50 lire.»

Il gelato artigianale è contemplato in una dieta di un calciatore?
«A fine pasto, specialmente i gusti alla frutta rientrano in una dieta per lo sportivo, non hanno nessuna controindicazione.»

Il momento più bello della sua vita?
«La nascita di mia figlia, credo che gli affetti della famiglia siano al di là di tutto il resto.
Professionalmente puoi raggiungere il massimo delle soddisfazioni, ma le emozioni e l’amore che ti può dare la famiglia sono impagabili.
Mia moglie ha avuto un ruolo importante nella mia vita.
È la persona che mi ha saputo dare stabilità e non mi ha osteggiato nella mia scelta di fare un lavoro difficile, che ti porta via un sacco di tempo ed energia.»

©Foto Luigi Frassinelli