classe: 1956
segno zodiacale: cancro
gusto preferito: stracciatella
Quando ha incominciato?
«Correva l’anno 1970, quando quattordicenne, sono partito dal mio paese, Cellino, in provincia di Pordenone.
Esattamente 45 anni fa ho iniziato facendo il garzone in una gelateria a Viersen in Germania.
Ero giovanissimo con tanta paura, lontano da casa e dagli affetti ed è stata dura…»
Quando la sua prima gelateria?
«Avevo appena diciott’anni quando feci il primo contratto per la gestione di una gelateria di proprietà di un mio conterraneo. A vent’anni incominciai l’avventura da imprenditore in un centro commerciale…
Tutte le mie gelaterie hanno come denominazione “Cellino” in onore del Paese da cui provengo. Possiedo tre gelaterie con servizio ai tavoli, di cui una in un centro commerciale a Mönchengladbach con 280 posti a sedere dove lavorano venti persone.
Attualmente, nella stessa città, ho aperto una yogurteria con frozen yogurt, con la formula take-away, un progetto in cui credo molto per le potenzialità e lo sviluppo futuro.
In questo locale il cliente ha la possibilità di scegliere tra quaranta coppette diverse nella decorazione e nella variegatura di frutta.»
Quanti gusti di gelato troviamo in bella mostra nella sua vetrina?
«Circa quaranta, tra creme e alla frutta, prodotti nel nostro laboratorio artigianale tutti i giorni sempre fresco.»
Qual è il gusto preferito dai suoi clienti?
«Il gusto stracciatella, seguito dai gusti classici come la nocciola e dalle novità dei variegati che proponiamo ad ogni stagione.»
Quante coppe proponete ai vostri clienti?
«Nella gelateria del centro commerciale abbiamo nel menù una proposta di oltre centoventi coppe di gelato, tutte decorate al momento dal nostro personale al banco, con frutta rigorosamente fresca o frutta secca.
Tra tutte, riscuotono molto successo gli “Spaghetti Eis” che proponiamo in venti differenti decorazioni. Riproponiamo quasi tutte le nostre specialità anche da asporto, nelle coppette di plastica; questa soluzione è molto apprezzata dal personale degli uffici limitrofi, che vuole godere della pausa pranzo mangiando il nostro buon gelato.»
Com’è la qualità del gelato in Germania?
«Se lo confrontiamo con i pochi gusti del passato, oggi è migliore.
Al palato risulta più cremoso e caldo. Anche la produzione è stata facilitata grazie alle aziende di semilavorati e di attrezzature che hanno avuto un ruolo importante nella semplificazione del lavoro in laboratorio e garantito una gamma ampia di gusti da poter proporre al consumatore.»
A volte, i figli non seguono le orme del padre…
«Purtroppo, sempre più, non si riesce a passare il testimone ai figli e così, in molte gelaterie, di italiano rimane solo l’insegna, creando confusione nel consumatore tedesco che pensa di trovare un prodotto made in Italy. Questo è un male per il nostro comparto, perché rischia di assottigliarsi nell’offerta o, peggio ancora, di scomparire lasciando spazi all’industria del franchising…
Io mi ritengo fortunato, perché di tre figli due hanno voluto seguire le orme del padre, aprendo delle gelaterie vicino a Monaco. Prima hanno lavorato nelle gelaterie di famiglia, così hanno potuto fare esperienza, e rendersi conto di come funziona questo lavoro e dei sacrifici che bisogna affrontare.
Quando si sono sentiti sicuri hanno voluto aprire in autonomia una propria gelateria. Tra noi c’è un ottimo rapporto perchè ci confrontiamo sulle decisioni da prendere che sono tante quando si gestisce un locale e ascoltano i miei consigli.
Da padre sono molto soddisfatto, hanno creduto in quello che stavano facendo e ci mettono passione; in un paio di anni hanno aperto 6 locali.»
Se potesse riavvolgere il nastro della vita sceglierebbe di nuovo questa professione?
«Mi risulta difficile rispondere perché non ho mai fatto nulla di diverso dal lavoro di gelatiere. Sono contento della mia scelta e di quello che sono riuscito a realizzare. Penso che non riuscirei a fare nient’altro.»
A un giovane che volesse intraprendere la sua professione cosa consiglierebbe?
«Innanzitutto bisogna svolgerlo con una grande professionalità e passione, altrimenti non si riesce ad accettare le tante rinunce che questo lavoro ti costringe ad affrontare. Oggigiorno è sempre più difficile trovare personale italiano che lavori in gelateria, è stato soppiantato da brasiliani o portoghesi che, invece, sono disposti a sacrificarsi sperando in un futuro migliore.»
Come si vive da emigrato?
«Nel 1983 mi sono ritirato in Italia, a Pordenone, dove ho aperto una gelateria, pensando di stabilirmi definitivamente. Però nel lavoro non mi trovavo a mio agio e così, dopo quattro anni, ho fatto ritorno in terra teutonica.
Ormai la mia vita è qui, mi trovo bene in questo Paese.»
© Foto Luigi Frassinelli
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