A Niederkrüchten-Brempt, un piccolo paese della Germania, in prossimità del lago
Hariksee, si trova la gelateria artigianale
Tino’s, Agatino Concorso, originario
di Catania, gestisce dal 1996 con il prezioso aiuto della moglie.

Ci racconta in che modo ha cominciato la sua professione?
«In giovane età, con i miei genitori, dalla Sicilia, per opportunità di lavoro, ci siamo trasferiti in Olanda. Avevo 17 anni, lavoravo come operaio in fabbrica e contemporaneamente aiutavo, dopo il lavoro e nel fine settimana, un artigiano che dopo aver chiuso la sua gelateria produceva il gelato per conto terzi. Con un piccolo furgone, mi misi a girare nei piccoli Paesi vendendo il gelato che acquistavo da questo “vecchio gelatiere”, italiano, originario di Conegliano. Era una brava persona, è a lui che devo la passione per questa professione che non mi ha più abbandonato…
Una volta sposato mi sono trasferito in Germania, e per un paio di anni non ho più potuto svolgere l’attività di gelatiere, con grande rammarico, ma nel profondo la voglia di aprire una mia gelateria mi è sempre rimasta.
In seguito, nel paese dove abitavo Niederkrüchten-Brempt, dopo una lunga ricerca, trovai un posto vicino al lago Hariksee dove avrei voluto iniziare l’attività di gelatiere. Anche se lavoravo in fabbrica i soldi non bastavano per affrontare il progetto di realizzare una gelateria, ma il vecchio gelatiere venne in mio aiuto supportandoni finanziariamente fino a quando non sarei riuscito a “camminare con le mie gambe”. Mentre partivano i lavori per realizzare il progetto della gelateria, l’amico gelatiere venne a mancare improvvisamente, lasciandomi da solo ad affrontare un’impegno gravoso data la mia inesperienza. Alcuni parenti e suoi amici mi aiutarono facendomi conoscere un gelatiere con una lunga esperienza che mi avrebbe potuto dare dei buoni consigli per continuare la mia attività. Per alcuni mesi, dopo il turno in fabbrica, il fine settimana andai così nel locale di Fausto Martini a Mönchenglabach per apprendere la gestione di un Eiscafè. Nel febbraio 1996 ho inaugurato la mia prima gelateria.»

Chi l’aiuta nel suo lavoro?
«Inizialmente è stata dura, avevo paura di non farcela, ma grazie al sostegno di mio padre e di mia moglie Ruth sono riuscito a superare le molte difficoltà che si devono affrontare in una nuova attività. Adesso che il lavoro è aumentato e la gelateria conta 160 posti a sedere, ho assunto una serie di validi collaboratori per garantire un servizio di qualità alla clientela.»

Quanti gusti di gelato produce?
«Seguo personalmente il laboratorio, con la scelta delle materie prime e delle attrezzature, attualmente produciamo 33 gusti di cui 5 alla frutta e i restanti sono al latte.»

Quali sono le coppe che vanno per la maggiore?
«Oltre ai turisti che vengono a visitare il lago abbiamo una clientela consolidata che arriva dai paesi limitrofi per assaporare le nostre specialità. Tra le coppe, possiamo segnalare quella con le fragole fresche, la Schoko per chi ama il cioccolato fondente, la Nussnacker che è un tributo alla frutta secca e la Tino’ Cup che è la coppa della casa che ho inventato personalmente e che più ci rappresenta.»

Ha inaugurato da poco un chiosco d’asporto…
«Un anno fa in un paese qui vicino ho aperto un piccolo chiosco dedicato solo all’asporto, la produzione del gelato avviene sempre nella principale gelateria.»

Com’è il livello di qualità del gelato in Germania?
«Oggi il settore ha raggiunto un buon livello, le attrezzature ci vengono in aiuto per semplificare il lavoro e inoltre il consumatore può scegliere tra un’ampia gamma di gusti, ma per garantire la qualità resta basilare la scelta delle materie prime e la produzione del prodotto sempre fresco di giornata. Solo così si può contrastare l’avanzare dell’icecream.»

Una sua opinione sul futuro di questo settore?
«Non è facile fare una previsione, ai giorni nostri le cose cambiano così rapidamente che quando te ne accorgi può essere già troppo tardi. Il mondo del gelato soffre di discontinuità; i figli dei gelatieri non vogliono seguire le orme dei padri, non vogliono sacrificarsi, questo lavoro può dare molte soddisfazioni, ma a fronte di un intenso impegno di tempo e può costringere a dover rinunciare anche agli affetti familiari. Oramai molte gelaterie sono gestite da ex dipendenti di nazionalità diverse e questo fa perdere al prodotto gelato la connotazione di “italiano”, che era una sua pecularietà.»

Se potesse tornare indietro, rifarebbe questo lavoro?
«Sì, senza alcun dubbio, come ho già detto, bisogna saper convivere con le rinunce, ma la soddisfazione che ricevo dai miei clienti mi appaga dei tanti sacrifici affrontati.»

Nostalgia dell’Italia?
«No, sono molti anni che vivo lontano dalla mia Nazione, prima in Olanda e poi in Germania, mi sono integrato benissimo e non mi sento straniero.
Il mio Paese natio non mi avrebbe potuto offrire nessuna opportunità, vuoi per una mentalità a volte troppo chiusa e per una burocrazia decisamente asfissiante. Quello che sono riuscito a realizzare lo devo alla mia tenacia, alla mia famiglia e a uno fisco che non ti opprime. In Italia ci torno ma solamente da turista.»

© Foto Luigi Frassinelli