Come ha iniziato?
«Negli anni settanta lavoravo in Italia, ma lo stipendio era di solo 350mila lire, tramite una conoscenza della mia città d’origine mi venne offerta la possibilità di andare in Germania. Dalle nostre parti erano comuni le storie di molti ragazzi che emigravano per lavoro, così feci anch’io quella scelta.
La prima esperienza mi portò a Schwalbach Am Taunus in una gelateria.
Per un ragazzo di 18 anni lo stipendio era interessante considerando che vitto e alloggio erano compresi. Ho incominciato alla finestra dell’asporto; non era facile, perchè ho dovuto imparare anche la lingua. Poi sono passato in laboratorio a fare il gelato e quando ho appreso la lingua ho fatto il camiere ai tavoli. Stavo in gelateria 18 ore al giorno, ma tutte queste ore non mi pesavano, mi piaceva lavorare. Dopo alcuni anni cambiai posto di lavoro e mi trasferii a Bad Soden, nel frattempo frequentavo una ragazza di Sarano, anch’essa inserita nel mondo del gelato, che poi diventerà mia moglie. Un giorno, un rappresentante mi fece conoscere la ditta Eis-Fassbender, un grossista tedesco di prodotti per gelaterie. Cambiai completamente lavoro, pur restando nel settore, e iniziai a fare il rappresentante ed eccomi qua…»

Perchè è passato dall’altra parte della “barricata”?
«Dopo 6 anni di intenso lavoro in gelateria mi ero stancato, avevo bisogno di nuovi stimoli. Mi piace il contatto con le persone, la diversità che ognuno esprime e il nuovo lavoro colmava questa mia esigenza. L’esperienza di gelatiere, la conoscenza dei prodotti, mi ha molto aiutato in questa nuova avventura. Gestivo la raccolta degli ordini di circa 300 gelaterie, ma aumentavano di settimana in settimana le acquisizioni di nuovi clienti. Avevo come primo obiettivo aumentare il fatturato; questo mi impegnava molto, anche la domenica e non mi permetteva più di aiutare nella gestione della gelateria dei suoceri. Macinavo più chilometri di tutti gli altri rappresentanti.»

Un lavoro difficile, duro e senza orari, non le pesa?
«No! È la mia passione, è la mia vita.
L’auto non mi pesa e nemmeno l’orario di lavoro che mi impegna dal lunedì alla domenica.
Dopo 14 anni smisi di lavorare per la ditta Eis-Fassbender.
Non era un problema di soldi, ma a volte gli obiettivi possono essere diversi, e bisogna avere il coraggio di cambiare.
Mi è rimasto un bellissimo ricordo del fondatore, come impreditore, ma anche per le sue doti umane.»

Come continua la sua storia?
«Feci una breve esperienza per un piccolo grossista di Stoccarda, ma le cose non funzionavano. Decisi di rientrare in Italia con mia moglie e aprimmo una piccola attività di lavasecco. Resistetti un anno, il sistema in Italia era diverso dalla Germania e non riuscivo ad accettarlo.
Dopo questa breve parentesi, ritornai in Germania a lavorare per il grossista Stoltenberg.
Ad oggi, sono 20 anni che collaboro con questa azienda tedesca.»

Com’è lavorare per una ditta tedesca?
«L’azienda per cui lavoro è una ditta seria, mi sono trovato bene sia con la vecchia gestione che con l’attuale, mi sento come in famiglia, sono a stretto contatto con i proprietari tanto che sono riusciti a impare anche il mio dialetto…»

C’è molta concorrenza nel settore?
«Negli anni le cose sono cambiate, il settore del gelato artigianale è diventato più difficile.
Chi lavorara bene proponendo prodotti di qualità e proposte commerciali oneste, rimane sul mercato, la stessa cosa vale anche per le gelaterie, altrimenti si viene spazzati via!
A volte mi capita di entrare nelle gelaterie senza la borsa da rappresentante, con molti clienti c’è un rapporto di amicizia, ci sediamo al tavolino e ci confrontiamo sulle difficoltà che ognuno di noi deve affrontare nella vita di tutti i giorni, e questo è più importanti di un ordine o di chiedere uno sconto di 10 centesimi sulla merce.»

Com’è cambiato questo settore negli anni?
«Per il successo di una gelateria ci devono essere questi tre elementi: qualità, serietà e pulizia. Se manca una di queste componenti, il risultato non è garantito.
Oggi, la qualità del gelato artigianale è migliorata, ma non è stata raggiunta in tutte le gelaterie.
Il gelato deve essere prodotto con materie prime di qualità, sempre fresco di giornata e ben presentato nelle vetrine per ottenere una fedeltà da parte del consumatore.
Anche il personale ha un ruolo di vitale importanza e se viene pagato poco e trattato male o ancor peggio sfruttato, il cliente se ne accorge che è demotivato, senza sorriso, e di conseguenza non frequenta più la gelateria.»
In linea generale si guadagnava di più una volta; oggi i costi del personale, dei prodotti, degli affitti e delle tasse sono aumentati e hanno dato un giro di vite.

Che fine faranno le gelaterie italiane in Germania?
«La maggior parte dei figli dei gelatieri non vuole seguire le orme dei padri; gli italiani che già lavorano nel settore e che vogliono rilevare una gelateria non hanno i soldi per pagare il valore dell’attività in vendita; per contro le banche hanno stretto sempre più la borsa e fanno difficoltà a concedere prestiti; ne consegue che molte gelaterie verranno vendute a ex dipendenti: brasiliani, albanesi, turchi, argentini, etc.
Un altro problema che affligge molte realtà, è l’immobilismo, il non voler investire rinnovando la gelateria per quanto concerne: arredi, attrezzature e immagine coordinata.
A lungo andare questo crea un lento decadimento e una sofferenza negli incassi.»

Una grande passione per il Tiramisù?
«Un’iniziativa nata per caso, che ha per protagonista un dolce famoso in tutto il mondo e di origine trevigiana.
Nel 2003 realizzai il primo tiramisù nella zona pedonale a Marktheidenfeld lungo 110 metri che entrò nel guinness dei primati; tre anni dopo degli amici mi chiesero di riprovare la sfida nella città di Süssen vicino a Göppingen, in quella occasione raggiunsi la lunghezza di 165 metri.
L’ultimo l’ho realizzato a Berlino con la collaborazione di una gelateria gestita da Alessandro Basti della lunghezza di 217 metri. Sono iniziative che faccio volentieri e mi riempiono di gioia superando anche le difficoltà realizzative, hanno lo scopo di raccogliere fondi per iniziative benefiche.»

Come si vive in Germania?
«Io mi sento italiano, vesto italiano e mangio italiano. Sono nazionalista, compro tutti i prodotti in Italia.
Non si vive male in Germania, lo stato sociale funziona meglio che nel nostro Paese, lo Stato tedesco ti aiuta se ti trovi in difficoltà. Spero un giorno di ritornare nella mia città di nascita, Vittorio Veneto, magari da pensionato.»

 

Segno zodiacale: pesci

Gusti di gelato preferiti: stracciatella,
nocciola, pistacchio e mango

Hobby: pesca