Intervista a Giuseppina Simioni, titolare dal 1972 della gelateria “Tivoli” a Gross Umstadt
Da quanto tempo gestisce l’Eiscafe Tivoli?
«Sono trascorsi 43 anni, da quando, con Guido, mio marito, all’epoca fidanzati, siamo partiti da Conegliano per trasferirci in Germania. Arrivati a Gross Umstadt nella gelateria Tivoli, di cui abbiamo mantenuto l’insegna, non abbiamo mai cambiato città e mai ci sposteremo perchè siamo molto legati affettivamente a questa realtà.»
I clienti cosa pensano dell’Eiscafè Tivoli?
«Hanno ben accolto fin da subito il nostro modo di lavorare, il nostro impegno, il servizio che diamo, la pulizia, le novità che presentiamo accompagnate da un’indiscussa qualità nei prodotti che impieghiamo con una dose di passione per il lavoro.
La nostra gelateria viene vissuta, non solo come un locale dove si mangia un buon gelato, ma come luogo di incontro, dove vieni ben accolto e puoi trascorrere momenti felici con gli amici.»
Quali coppe e che gusti di gelato prediligono?
«Un po’ tutti, produciamo all’incirca 27 gusti, tra creme e frutta. Le nostre coppe sono obbligatoriamente decorate con frutta fresca di stagione e vengono apprezzate per la loro precisione decorativa nel rispetto delle immagini rappresentate nel menù.»
Com’è cambiata la clientela negli anni?
«I clienti sono diventati sempre più esigenti, una volta si accontentavano che il prodotto fosse buono, adesso si aspettano ogni anno qualche novità. Con Guido accettiamo di buon grado questa sfida e rispondiamo ad ogni stagione inserendo nel menù dei gusti e delle nuove coppe di gelato. Questo viene molto apprezzato»
Il vostro gelato artigianale è sempre lo stesso?
«Per noi la tradizione è al centro del nostro impegno quotidiano, la ricetta è quella con gli ingredienti classici: uova latte, panna e frutta fresca. Negli anni abbiamo cercato di migliorare la qualità, rispettando il principio di utilizzare prodotti naturali, non abbiamo mai utilizzato coloranti e conservanti. Oggi ci sono prodotti e metodi di lavorazione che aiutano a fare meno fatica, ma noi siamo per la tradizione e per il vero gelato artigianale.»
Se potesse tornare indietro nel tempo, rifarebbe questo lavoro?
«Sicuramente, sono molto soddisfatta della mia professione, mi sono molto appassionata al mondo della gelateria. Anno per anno, a conclusione della stagione ho già voglia di ricominciare. Prima di partire per la Germania, in Italia svolgevo un’attiva impiegatizia in una grande azienda, stavo bene, poi per amore ho lasciato tutto… L’allora mio fidanzato, oggi mio marito, lavorava da un decennio in un’azienda dolciaria; una domenica mi disse che aveva trovato una gelateria in Germania e mi chiese di partire con lui. Ne parlai con mio padre, il quale mi disse che avrei potuto fare quello che ritenessi la cosa migliore, ma se fossi partita avrei fatto ritorno a casa solo da ospite…Lunedì mi sono licenziata e giovedì siamo partiti.»
Cosa consiglierebbe a chi volesse intraprendere questo lavoro?
«E’ un lavoro che comporta tanti sacrifici, lo metterei bene in guardia da non avventurarsi senza prima avere chiaro cosa lo attenda; devi sempre essere presente e quindi sono molte le ore che devi trascorrere in gelateria.
Oggigiorno i giovani non sono propensi a fare i sacrifici che la nostra generazione ha dovuto affrontare.»
Un lavoro duro che a volte può mandare in crisi anche la coppia…
«Noi siamo assieme 24 ore al giorno. La nostra ricetta è di avere ruoli diversi nella gestione del locale. Guido si occupa del laboratorio con la produzione del gelato e dell’approvvigionamento delle materie prime, io della gelateria con la produzione delle coppe, la gestione del personale e il servizio alla clientela. Ovviamente sempre con spirito collaborativo, le decisioni importanti si prendono in due. Insieme abbiamo lavorato molto ma ci siamo anche tanto divertiti. Questo ci ha dato ragione in questa avventura che dura da molti anni.»
Come si vive da emigrante?
«Non ho nessun rimpianto, vivo bene, se non mi fossi trovata a mio agio non sarei rimasta un solo minuto in più.
Mi sono sentita subito come a casa, fin dagli inizi abbiamo avuto molti amici che ci hanno aiutato e rispettato e noi rispettiamo loro. All’inizio è stata dura per la lingua, anche se avevo studiato a scuola il tedesco, il paese di gente contadina che parlava il dialetto non rendeva le cose più semplici. A volte quando avevo bisogno di fare dei documenti, la sera mi preparavo la traduzione e l’indomani andavo per uffici e mi ricordo che dal nervoso mi piantavo le unghie nella carne perchè non mi ricordavo le parole. Poi un po’ alla volta, una parola al giorno…»
Nostalgia dell’Italia?
«Sì, mi fa piacere tornare, ma quando sono in Italia mi manca la Germania!»
E nei momenti liberi?
«Ho una passione comune con Guido, viaggiare. Amiamo l’avventura. Assieme abbiamo visitato luoghi anche in zone impervie, donandoci emozioni che non scorderemo mai.»
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