30 maggio 2013 – I nuovi trend internazionali in termini di design, di stili di vita e di consumo che influenzano la trasformazione dei locali pubblici
RIMINI – Quali tendenze per i punti vendita? Risponde: Oscar Cavallera, direttore Bar University
«Le tendenze esprimono segnali di cambiamento che caratterizzano la società in cui viviamo.
Oggi il consumatore può ritrovare sette trend nei locali pubblici. Il primo è il trend del “classico moderno”: il passato che ci appartiene e ci emoziona e che coinvolge anche il nostro futuro. Così si riprende storia e memoria rafforzando il senso dell’identità individuale e sociale per creare una nuovo presente in stile “classico moderno”.
Poi citerei Il trend della “contaminazione”, in cui si perdono i confini tra prodotti e contesti, un mondo invade l’altro, aumentano le occasioni di consumo, le storie da raccontare, i servizi proposti, generando nuove esperienze, nuove opportunità e nuovi bisogni.
Molto importante è Il trend della “natura”, cioè l’esigenza di tutelate le risorse ambientali, la conseguente sensibilità delle persone verso il tema, la ricerca di benessere che porta a preferire prodotti e servizi capaci di offrire uno stile di vita sano e salutare. Il trend del “romanticismo” propone un ideale di bellezza, la propensione al sogno, la speranza di un mondo nuovo, conforme alla natura, il riferimento ad un modo di sentire che rispecchia le esigenze del presente.
Poi c’è il “trend dell’autenticità”, per cui si ricerca la qualità, il significato, il vero valore, anche simbolico, l’autentico, per vivere esperienze uniche e irripetibili. Il “trend della mobilità” orienta verso lo sviluppo economico, la ricerca di una rinnovata qualità dell’abitare, la definizione di nuovi spazi per il commercio di beni, l’emergere di nuove forme di consumo culturale hanno creato un’accelerazione del movimento con una crescente esigenza di accessibilità in ogni dove.
Molto attuale è Il “trend del social share” perché quando l’individualismo sembra avere la meglio e diminuisce drasticamente il tempo da dedicare alle relazioni personali allora la condivisione di fatti, idee e pensieri e insieme al desiderio di socializzazione diventano fondamentali per ridare un senso alla vita.»
Quale presente e futuro nel mondo dei locali pubblici? Risponde Carlo Meo, sociologo dei consumi
«L’analisi deve necessariamente partire dalla difficile situazione dei consumi negli ultimi sei mesi.
Molti negozi hanno chiuso e si rileva un saldo negativo tra esercizi aperti e chiusi. I locali chiudono a volte addirittura anche quando sono all’apice del successo: chiudono prima di iniziare ad avere problemi. Questo è il mercato, e non ci si può illudere che cambi nel prossimo anno. Siamo stati viziati da anni di buon andamento, di “vacche grasse”, ma ora non è così.»
Che cosa si può fare?
«Tenere duro nel breve periodo, sicuramente, mettendo a punto i costi, naturalmente senza tagliare troppo in termini di qualità e di materia prima, con attenzione ai conti e alla gestione.
Poi, per rilanciare, è necessario avere idee, cioè concept innovativi, dal punto di vista del prodotto e del design e dell’equilibrio tra questi aspetti. Non è la creatività fine a se stessa a premiare e a creare successo, ma piuttosto un approccio serio che tenga presenti tutti gli aspetti.
I punti vendita di cui parliamo appartengono a settori spesso a gestione familiare dove l’imprenditore deve mettersi in gioco e difendere il proprio reddito senza pensare, in questo momento, troppo in grande. Non esiste una ricetta unica e valida per tutti: si può scegliere di specializzarsi oppure optare per il locale polifunzionale.
Una seconda tendenza è che in tutti i casi sembra affermarsi la coesistenza del consumo e dell’acquisto; nello stesso spazio si mangia e si compra, oppure si compra e si consuma sul posto. Somministrazione e vendita sembrano oggi due aspetti che non possono essere disgiunti: è sicuramente un’opportunità, ma anche questa è una scelta.
Una terza tendenza, dato che il mercato italiano ormai sta stretto a molti, è cercare di replicare un format all’estero. Anche questa non è una scelta semplice perché è necessario avere organizzazione, capitali e format standardizzati.
Un ultimo aspetto su cui riflettere è la qualità del tempo offerto alla clientela, un aspetto spesso dimenticato dal settore dei consumi fuoricasa: negli ultimi tempi ci si è soffermati solo su una sterile contrapposizione tra slow e fast food, mentre non si è tenuto in considerazione che i clienti, specialmente in tempi di crisi, cercano molto di più di un prodotto, servizio e design, ma acquistano tempo libero.
La qualità di questo tempo è sinonimo di soddisfazione, dell’esperienza e di ripetizione dell’esperienza, mentre i locali, negli ultimi anni hanno puntato su un accelerare del tempo e sullo stimolo immediato del cliente che, sorpreso e compiaciuto, vive l’esperienza a velocità folle, ma non tende a ripeterla, anzi, ricerca un altro locale per avere nuovi stimoli.»
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